Africa: per fermare la tratta degli esseri umani occorre accrescere la consapevolezza delle vittime potenziali

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Sono soprattutto donne e bambini le principali vittime della tratta degli esseri umani in Africa. Mentre il 30 luglio si è celebrata la Giornata Mondiale contro la Tratta degli Esseri Umani, è opportuno ricordare come questo fenomeno criminale sia inserito nelle moderne dinamiche economiche globali.

A livello mondiale - riferisce l'agenzia vaticana Fides - donne e ragazze rappresentano il 72% delle persone vittime della tratta (e vengono per lo più avvitate alla prostituzione forzate) mentre il restante 28% è rappresentato da uomini e adolescenti impiegati nel lavoro forzato (Global Report on Trafficking on Persons 2018, redatto dall’Ufficio ONU su droghe e crimine, UNODC).

Per quel che concerne l’Africa, “il traffico di esseri umani in Africa segue rotte migratorie storiche da e verso i Paesi all'interno della regione e oltre” afferma il “Draft Policy on the Prevention of trafficking in persons in Africa (un rapporto redatto dall’Unione Africana nel 2021). Secondo il rapporto esiste uno “stretto legame tra commercio di esseri umani, contrabbando di esseri umani e migrazione irregolare”. Fattori come guerre, carestie, e la situazione economica disastrosa (alimentata dal sistema debitorio internazionale) dei Paesi di provenienza dei “moderni schiavi” spingono sempre più persone a cercare condizioni migliori di vita all’estero, finendo vittima di reti di trafficanti senza scrupoli. “I migranti africani rapiti dai trafficanti per ottenere un riscatto, comprati e venduti come schiavi o sottoposti al prelievo degli organi, testimoniano questa realtà” afferma il rapporto dell’UA.

Un commercio che secondo, quanto già nel 2014, denunciava l’Organizzazione Mondiale del Lavoro (ILO), generava a livello globale profitti illegali per 150 miliardi di dollari, di questi 99 miliardi provengono dallo sfruttamento sessuale delle vittime della tratta. Si comprende quindi che questa massa di denaro, seppure frazionata in migliaia di rivoli, deve essere riciclata e investita servendosi delle moderne strutture della finanza internazionale (a iniziare dai cosiddetti “paradisi fiscali”).

Per quanto sia difficile fornire dati precisi sui traffici di esseri umani, secondo il citato rapporto dell’Unione Africana, nel 2016, 40,3 milioni di persone sono state vittime della tratta a livello globale, di queste il 23% erano in Africa (9,3 milioni).
Sempre secondo il rapporto dell’UA, di queste ben 3,42 milioni, sono state trattate come veri e propri schiavi soggetti al lavoro forzato; il 54% di queste persone è stato tenuto in schiavitù per debiti.

Mentre gli uomini costituiscono la maggioranza delle persone destinate al lavoro forzato, donne e sempre più ragazze e persino bambine sono la maggioranza delle vittime della schiavitù sessuale. La maggior parte di loro subiscono traumi emotivi e disturbi di salute mentale, come depressione e tendenze suicide.

I bambini poveri, disoccupati e orfani sono i gruppi sociali più vulnerabili alla tratta degli esseri umani. Tuttavia, anche bambini provenienti da famiglie relativamente benestanti e con un buon grado di istruzione possono cadere vittime dei metodi in continua evoluzione utilizzati dai trafficanti per reclutare le loro vittime, ricorrendo ad esempio ai social media. Non a caso secondo l’Unione Africana “uno dei motivi principali per cui il traffico di esseri umani in Africa è così diffuso è la mancanza di informazioni e consapevolezza tra le potenziali vittime, le forze dell'ordine e gli altri soggetti interessati”.

[Questo articolo è stato pubblicato sul sito di Fides, al quale rimandiamo; Photo Credits: perlapace.it]