Kenya: di fronte al massacro dei fedeli di una setta si riapre il dibattito sulla regolamentazione dei gruppi religiosi
Non vi sono solo persone morte di fame ma anche alcune vittime di omicidio, tra gli oltre 100 adepti di una setta kenyana, trovati morti nella foresta di Shakahola, nel Kenya orientale, in un ranch nella contea di Kilifi vicino alla città di Malindi, riferisce l'agenzia vaticana Fides. Dal 21 aprile, le autorità di Nairobi hanno recuperato i corpi frettolosamente sepolti nelle fosse comuni. In alcune stanze hanno trovato intere famiglie con i genitori sepolti accanto ai figli. Le squadre di ricerca che setacciano il ranch affermano che è destinato ad aumentare il numero dei corpi recuperati.
La maggior parte delle vittime sono state convinte a digiunare fino alla morte “al fine d’incontrare Gesù” dal “pastore” Paul Mackenzie Nthenge della “Good News International Church”. Mackenzie è un tassista diventato "pastore" e “televangelista” nel 2003, la cui predicazione estrema gli è valsa diversi arresti dal 2017. Sulle 30 autopsie effettuate sui corpi recuperati la maggior parte delle persone appaiono morte di stenti, ma in almeno due casi di bambini sono morti per asfissia, e non per la mancanza di cibo.
Ancor prima di eseguire le autopsie la polizia e i pubblici ministeri avevano affermato che oltre alle persone morte per fame, alcuni membri della sette potrebbero essere stati strangolati, soffocati o picchiati a morte con oggetti contundenti. Alcune delle vittime erano scomparse da anni dal loro nucleo familiare. La maggior parte proviene dal Kenya, ma alcune sono originarie di Tanzania e Nigeria. La giustizia ha annunciato che perseguirà 18 persone per “terrorismo”, tra cui Mackenzie.
“La religione non può e non deve essere un motivo per cui le persone perdono la vita. È anche sbagliato credere che le persone debbano fare cose eccezionali per ottenere benedizioni", ha commentato monsignor Anthony Muheria, arcivescovo di Nyeri. “Condanniamo nei termini più forti possibili, la predicazione cultuale orchestrata dal pastore... che ha indotto i suoi seguaci a digiunare fino alla morte", ha affermato in una dichiarazione mons. Martin Kivuva Musonde, arcivescovo di Mombasa, presidente della conferenza episcopale kenyana.
In Kenya vi sono più di 4.000 chiese registrate e quasi l'85% dei 53 milioni di abitanti sono cristiani. Oltre 11 milioni sono i cattolici, distribuiti in 26 diocesi. Di fronte al proliferare di “nuove chiese” spesso fondate di “predicatori” improvvisati, i leader religiosi locali chiedono che le istituzioni riprendano il dibattito sulla regolamentazione dei gruppi e delle istituzioni religiose.
(Fonte: Fides - Photo: dal sito della Good News International Church)