Kenya: i vescovi, “no alla petizione per rimuovere il presidente Ruto; il nostro nome è stato incluso senza consultarci”
“Ci dissociamo dalla petizione per rimuovere il presidente dalla sua carica”. Così i vescovi del Kenya, per bocca di mons. Maurice Muhatia Makumba, arcivescovo di Kisumu, presidente della Conferenza Episcopale keniana (Kccb), ha risposto alla petizione per rimuovere dall’incarico il presidente William Ruto. La petizione è stata presentata il 25 luglio, da 14 firmatari, ed elencava la Kccb come parte interessata. La petizione chiede di indire un referendum per estromettere dalle loro cariche il presidente Ruto e il suo vice Rigathi Gachagua, accusati di ”grave violazione della Costituzione, abuso di potere, incompetenza di governo e perdita irreversibile della fiducia e della legittimità del pubblico”.
"Prendiamo le distanze dalla petizione presentata presso l'Alta corte per rimuovere il presidente dall'incarico perché il nostro nome è stato incluso senza consultazione. Crediamo che la crisi in corso dovrebbe essere un'opportunità per trovare una soluzione duratura attraverso un dialogo autentico", ha affermato mons. Muhatia, il 27 luglio in comunicato diffuso in occasione dell'insediamento di Peter Makau come vescovo coadiutore di Isiolo, riportato dall'agenzia vaticana Fides.
“La Kccb è impegnata ad approfondire la democrazia attraverso un dialogo inclusivo e un coinvolgimento di tutte le parti interessate per affrontare la crisi che sta affrontando la nostra nazione. Pertanto, ci dissociamo dalla petizione per rimuovere il Presidente in carica", ha ribadito mons. Muhatia.
Il presidente dalla Kccb ha espresso la preoccupazione dei vescovi per possibili operazione di destabilizzazione del Paese, in questa fase molto delicata: “Sebbene i giovani hanno adottato un atteggiamento pacifico per presentare le loro richieste, siamo preoccupati per coloro che approfittano delle dimostrazioni per saccheggiare le attività commerciali e danneggiare i dimostranti. Esortiamo le agenzie di sicurezza a formare questi trasgressori della legge. Dobbiamo tutti sostenere lo Stato di diritto e far sì che ci sia giustizia per tutte le vittime mentre facciamo appello alla calma e alla pace nella nostra nazione”.
Le dimostrazioni animate dai giovani (la cosiddetta “generazione Z”) sono scoppiate nei mesi scorsi per protestare contro la legge finanziaria presentata dal governo, e poi ritirata, che introduceva nuove tasse . Nonostante il ritiro della legge finanziaria le dimostrazioni sono continuate. La nuova generazione intende porre fine alla corruzione generalizzata e al malgoverno che minano le possibilità dei giovani di costruirsi un futuro.
Una richiesta condivisa dalla Conferenza Episcopale in un documento pubblicato il 29 giugno e letto in tutte le parrocchie e quindi ribadita da mons. Muhatia: “I giovani hanno espresso a gran voce in quale direzione vogliono andare attraverso i social media e le manifestazioni: hanno chiarito che non possiamo continuare a fare le cose sempre allo stesso modo senza una leadership nazionale”. “Occorre ascoltare le voci dei giovani e della nazione, ma d'altra parte, facciamo appello ai giovani affinché abbraccino il dialogo strutturato", conclude il presidente della Kccb.
[Questo articolo è stato pubblicato sul sito di Fides, al quale rimandiamo; Photo Credits: Fides]