Mutilazioni genitali femminili: in Gambia resta il divieto, respinto il Women Amendment Bill 2024
L’Assemblea nazionale a maggioranza ha votato contro l’emendamento, mantenendo in vigore il divieto di praticare le mutilazioni genitali femminili nel Paese.
Con la votazione di ieri, l’Assemblea nazionale del Gambia ha respinto il controverso disegno di legge che mirava a cancellare il divieto di praticare le mutilazioni genitali femminili (MGF). Il Gambia sarebbe stato il primo Paese a reintrodurre una pratica considerata una grave violazione dei diritti umani delle bambine e delle donne. La conferma di questa inversione di tendenza avrebbe vanificato anni di lavoro delle organizzazioni della società civile e delle attiviste impegnate nella lotta contro questa pratica dannosa. Il risultato di ieri, infatti, è stato possibile anche proprio grazie ai movimenti contro le MGF, non solo in Gambia ma anche in Europa e a livello internazionale, come la rete europea contro le MGF (End FGM EU), di cui ActionAid fa parte.
Lo scorso marzo, i membri dell'Assemblea nazionale avevano votato per la revoca della legge che, dal 2015, vieta le mutilazioni genitali femminili. In questo Paese dell’Africa occidentale, si stima che il 73% delle ragazze e delle donne tra i 15 e i 49 anni sia stato sottoposto a MGF. Considerata l'alta prevalenza di questa pratica lesiva, il divieto rappresenta una pietra miliare significativa. Tuttavia, per sradicare completamente le MGF è necessario un cambiamento sociale che potrebbe richiedere molti anni; e il sostegno delle istituzioni governative è fondamentale.
Tabu Sarr Njie, Responsabile per i diritti delle donne di ActionAid Gambia, ha dichiarato: "Siamo rimasti inorriditi nel vedere presentata una proposta di legge che voleva riportare in auge le mutilazioni genitali femminili, un atto di violenza contro le donne e le ragazze. Abbiamo esortato il parlamento a votare contro questo disegno di legge che metteva chiaramente in pericolo la vita e il futuro delle bambine: si tratta di una pratica dannosa a cui sono state sottoposte tre quarti delle adolescenti gambiane. L'eventuale abolizione del divieto avrebbe seriamente compromesso i progressi del nostro Paese e avrebbe dato un segnale pericoloso ad altri che stanno considerando di fare lo stesso”.
Le MGF sono gravi forme di violenza di genere e violazioni dei diritti umani, dei diritti delle donne e dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza così come riportato da numerosi strumenti normativi internazionali, regionali ed europei. Oltre alla legge sulle mutilazioni genitali femminili (l. 7/2006), l’Italia ha adottato due piani programmatici contro le MGF (2007 e 2011) e si è impegnata a prevenire e contrastare tali pratiche lesive anche nei piani strategici nazionali sulla violenza maschile contro le donne. Eppure, in base ai dati più recenti, nel nostro Paese vivono circa 87.600 (2019)1 donne che hanno subito MGF mentre, secondo le recenti stime UNICEF2, nel mondo circa 230 milioni di ragazze e donne hanno subito mutilazioni genitali femminili – un aumento del 15 per cento rispetto ai dati 2016.
L’intervento di ActionAid anche in Italia. ActionAid è impegnata da anni nel prevenire e contrastare le MGF e i matrimoni precoci e forzati. Attraverso progetti come AFTER, CHAIN e l’attuale Join our Chain, finanziato dalla Commissione europea, l’organizzazione ha coinvolto direttamente le comunità più a rischio. Join our Chain ha l’obiettivo di rafforzare in quattro paesi europei, fra cui l’Italia e in particolare i territori di Milano e Roma, la prevenzione, la protezione e il sostegno a donne e ragazze esposte al rischio di mutilazioni genitali femminili o matrimoni forzati e precoci. Un ruolo fondamentale è svolto dalle Community Trainer, figure chiave per le attività di sensibilizzazione e supporto all'interno delle comunità interessate da queste pratiche.
Join our Chain è co-finanziato dalla Commissione Europea - Programma CERV (Cittadinanza, Uguaglianza, Diritti e Valori) ed è implementato in quattro paesi europei da ActionAid (Italia), Terre des Femmes (Germania), End FGM EU (Belgio) e AkiDwa (Irlanda).
[1] P. Farina, L. Ortensi, T. Pettinato, Le mutilazioni genitali femminili in Italia: un aggiornamento, 2020.
[Photo Credits: Polizia]