RD Congo: la denuncia della RDC contro Apple ripropone la questione dell’etica nel commercio internazionale

Condividi l'articolo sui canali social

KINSHASA - Il governo di Kinshasa ha presentato in Francia e in Belgio una denuncia contro Apple con l’accusa di utilizzare per realizzare i suoi prodotti componenti realizzati con minerali estratti illegalmente nella Repubblica Democratica del Congo (RDC).

Un’accusa respinta dalla multinazionale americana che in un comunicato afferma di “contestare fermamente le accuse avanzate dalla Repubblica Democratica del Congo. In Apple siamo profondamente impegnati nell’approvvigionamento responsabile e richiediamo ai nostri fornitori gli standard più elevati del settore”.

Al centro della disputa - ricorda l'agenzia vaticana Fides - vi sono le cosiddette “3T”: tantalio, tungsteno e stagno (“tin” in inglese), minerali che servono alla produzione di componenti impiegati in oggetti di uso quotidiano come smartphone, tablet e computer, o per fabbricare sistemi ad alta tecnologia compresi sistemi d’armamento.

La denuncia presentata dalle autorità di Kinshasa contro la multinazionale mette indirettamente nel mirino il Ruanda, accusato dalla RDC di saccheggiare illegalmente le risorse minerarie dell’est del Paese, favorendo l’esportazione dei minerali estratti in miniere artigianali, spesso controllate da gruppi armati colà operanti. Senza la linea logistica che passa per il Ruanda, afferma Kinshasa, i minerali illecitamente sottratti alla RDC avrebbero maggiori difficoltà a raggiungere i mercati internazionali.

Come ha detto l’attivista congolese dei diritti umani Pierre Kabeza, lo sfruttamento delle risorse congolesi “si può raffigurare come un albero le cui radici sono le grandi potenze del mondo, insieme alla loro multinazionali. Il tronco dell’albero sono i Paesi vicini alla RDC (Ruanda e Uganda) che ricevono l’aiuto delle grandi potenze e infine i rami, sono i diversi gruppi di guerriglia che operano sul territorio congolese. La linfa che nutre l’albero sono gli interessi economici”.

Il Ruanda, che ha scarse risorse minerarie proprie, è stato corteggiato dall’Unione Europea con il quale ha sottoscritto un protocollo d’intesa sulla sostenibilità e la tracciabilità di minerali strategici, fortemente criticato da associazioni che si occupano della pace in Congo.

La questione delle catene di approvvigionamento di materiali critici per l’industria moderna, compresa quella energetica “ecologica”, è di cruciale importanza per tutte le potenze mondiali e le grandi aziende globali. Ma rischia di mettere in secondo piano i diritti delle popolazioni dove queste risorse vengono estratte.

[Fonte e Foto: Fides]