India: revocata la licenza Fcra per i fondi esteri anche all'istituto di ricerca dei gesuiti

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Fondato nel 1951 per aiutare lo sviluppo sociale ed economico dell'India, che era appena diventata indipendente, l'Indian Social Institute è stato a lungo nel mirino del governo. Il centro - dove aveva lavorato anche p. Stan Swamy - non si è mai dedicato ad attività di evangelizzazione, ha spiegato ad AsiaNews l'attuale direttore esecutivo, ma critica apertamente l'ideologia Hindutva.

Il governo indiano ha revocato la licenza a ricevere fondi dall’estero all’Indian social institute (ISI) di New Delhi, un importante centro di ricerca fondato dai gesuiti, già indagato dalle autorità governative a luglio dello scorso anno. I funzionari del ministero dell’Interno hanno citato presunte violazioni del Foreign Contribution Regulation Act (FCRA), la legge che regola il rilascio e il rinnovo delle licenze, senza fornire ulteriori dettagli. 

La licenza FCRA è nata come strumento di controllo finanziario per evitare un uso improprio o un dirottamento di fondi esteri, e viene rinnovata ogni cinque anni alle ong e ai think-tank che operano in India. O almeno così dovrebbe essere. Nella realtà, dopo essere stata modificata nel 2020, la registrazione ai sensi dell’FCRA è stata sempre più spesso utilizzata come arma politica contro le organizzazioni critiche nei confronti dell’esecutivo. Centinaia di associazioni no profit, come Oxfam India, e diversi enti cattolici, tra cui le stesse Missionarie della Carità di Madre Teresa, sono state prese di mira negli ultimi anni, vedendosi la licenza revocata all’improvviso. Per le Missionarie della Carità venne ripristinata dopo qualche settimana, in seguito al clamore suscitato dalla vicenda. Ma il mese scorso, per esempio, un altro noto centro di ricerca, il Centre for Policy Research, è rimasto senza licenza.

L’Indian Social Institute è stato fondato nel 1951 dal gesuita indiano Jerome D'Souza “per aiutare lo sviluppo del Paese che al tempo era appena diventato indipendente”, aveva spiegato in precedenza ad AsiaNews l’attuale direttore esecutivo, p. Sebasti L. Raj. “L’istituto non è mai stato coinvolto in attività di evangelizzazione, ma si è sempre e solo occupato di ricerca sociale. In passato avevamo fino a sei dipartimenti, ora ne è rimasto solo uno”.

L’ISI ha dedicato uno degli ultimi numeri della rivista trimestrale “Social Action” (una delle tante pubblicazioni dell’istituto, riconosciuta come rivista accademica di qualità anche dall’ente indiano preposto a tale scopo) alla National Education Policy 2020, proposta dal governo per lo sviluppo dell’istruzione nel Paese. Nell’introduzione si legge che la politica è “un piano molto ambizioso” e “affronta molte sfide tramite un'ampia gamma di opportunità”, ma al contempo è stata critica, in particolar modo per il fatto che “in essa si nascondono molte ideologie Hindutva e che l'aspetto secolare del Paese viene sminuito. Inoltre, non menziona l'istruzione delle minoranze, che è stata la spina dorsale dell'istruzione nel nostro Paese per molto tempo”.

In un numero precedente della rivista, in cui vengono esaminati i conflitti interni dell’India - tra cui quelli nel Kashmir e nel Nagaland -, gli esperti erano giunti alla conclusione che “la spinta ideologica alla supremazia indù in India, ispirata da un modello intollerante di nazionalismo religioso, comunemente noto come Hindutva, ha portato a una violenza diffusa contro le comunità e le minoranze emarginate in tutto il Paese”.

Frasi che probabilmente non hanno fatto piacere al Bharatiya Janata Party (BJP), il partito di estrema destra al governo che all’ideologia Hindutva dichiara di ispirarsi.

Il direttore esecutivo p. Sebasti L. Raj aveva inoltre raccontato ad AsiaNews che già in passato, nel 1991, la licenza era stata revocata all’istituto a causa della presenza tra i ricercatori di p. Stan Swamy, il gesuita che aveva dedicato la vita alla difesa dei diritti degli adivasi e che della branca dell’istituto con sede a Bangalore era anche stato direttore. Dopo un accordo con i funzionari di governo, l’ISI era riuscito a ottenere nuovamente la licenza FCRA, ma le attività dei gesuiti sono a lungo rimaste nel mirino del governo. Lo stesso p. Stan è stato arrestato con false accuse ed è morto nel 2021 nel carcere di Mumbai a 84 anni dopo nove mesi di detenzione.

(Questo articolo è stato pubblicato sul sito di AsiaNews, al quale rimandiamo; Photo Credits: Indian Social Institute)