L'abbraccio dell'Islam indonesiano a Papa Francesco: pace e fraternità fra popoli, nazioni, religioni

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Di Paolo Affatato, da Jakarta (da Fides)

Le grandi organizzazioni dell'islam indonesiano accolgono con grande favore e profonda gratitudine la visita di Papa Francesco in Indonesia, dal 3 al 9 settembre prossimo, e ne apprezzano l'importante significato per promuovere tolleranza, pace e della fratellanza tra comunità religiose, tra i popoli, tra le nazioni. L'impatto della sua presenza - assicurano concordi i capi islamici indonesiani, di  diverse realtà e scuole di pensiero - sarà positivo e profondo sulla intera  nazione indonesiana, rafforzando la l’armonia tra le comunità religiose del Paese, riaffermando la centralità dello spirito di fraternità e di umanità che l'Islam in Indonesia vive e promuove costantemente, con l'attenzione speciale ai processi educativi e al contrasto di ogni forma di radicalismo e di estremismo.

"Nahdlatul Ulama" e "Muhammadiyah", le storiche e capillari organizzazioni dell' "Islam Nusantara" ("L'islam dell'arcipelago") non sono affatto nuove a promuove e praticare in Indonesia un islam "che cammina con la democrazia, che è vive e promuove la fraternità". Questo loro ruolo sta gradualmente uscendo dal cono d'ombra in cui spesso sono relegate dal mainstream dei mass-media e della cultura in Occidente e ha assunto di recente un ambìto riconoscimento internazionale, grazie al "Premio Zayed per la Fratellanza Umana" 2024, assegnato alle due organizzazioni il 5 febbraio scorso ad Abu Dhabi. Per le due associazioni  la visita del Papa è, allora, una feconda opportunità di incontro, di comunione e di collaborazione sui principi universali come la pace e la fratellanza.

L’Indonesia è il Paese a maggioranza musulmana più popoloso al mondo, con l’86,7% della popolazione che si identifica come musulmana e più di 231 milioni di aderenti. La popolazione segue l’Islam sunnita tradizionale, ma con un’interpretazione in linea con la “Pancasila”, ovvero il la "Carta dei cinque principi" alla base della Costituzione, principi come la fede in Dio, l’umanità, nell’unità nazionale, la democrazia e la giustizia sociale. Questa visione viene tuttora promossa da associazioni come "Nahdlatul Ulama" e "Muhammadiyah".

La più antica è "Muhammadiya" che ha  circa 29 milioni di aderenti nell'arcipelago:  nata nel 1912, è considerata un movimento riformista. Seguendo gli insegnamenti dell’egiziano Muhammad ‘Abduh, vissuto al Cairo alla fine del XIX secolo, predica una purificazione della fede e mette l’accento sul senso individuale di responsabilità morale, prestando enorme attenzione all’istruzione moderna In Indonesia,  in specie sull’insegnamento superiore, con 14.000 scuole da elementari a università e 7.500 asili.

La  "Nahdlatul Ulama (“la Rinascita degli ulama”) o NU, è nata invece nel 1926 in reazione al propagarsi del wahhabismo saudita nel mondo islamico internazionale. Alla guida delle antiche scuole religiose indonesiane, le "pesantren", gestite da NU, si segue un Islam tradizionale, basato su un bagaglio di scritti classici di ulema mediorientali e indonesiani. Il movimento abbraccia le tradizioni pre-islamiche e il sufismo di Abu Hamid al-Ghazali e conta oggi circa 50 milioni di affiliati.

Le due organizzazioni sono espressioni della società civile e non hanno mai trasformato la loro presenza capillare nell’arcipelago in attività politica o partitica. Entrambe sottolineano il carattere “indonesiano” dell’Islam locale, ricordando gli insegnamenti dei Wali Songo, i “nove santi”, maestri sufi arrivati nell’isola di Giava all’inizio del XV secolo, cui i musulmani del Paese attribuiscono la diffusione dell’Islam nell’arcipelago, attraverso un approccio spirituale e pacifico che, fin dall'inizio, è coesistito con gli altri culti preesistenti come l’animismo, l’Induismo e al buddhismo. Quella che praticano è una idea di Islam tollerante, non violento dai tratti tipicamente locali: parlare di "Islam Nusantara" è divenuto un "marchio di fabbrica" accolto anche a livello statale e utilizzato anche dal governo.

L’Islam non ha un ruolo ufficiale nella costituzione indonesiana, ma nella nazione vi è la coscienza diffusa che lo Stato debba occuparsi della religione, elemento fondamentale della vita sociale e culturale, e delle questioni collegate. In quest’ottica, venne creato, fin dal principio dell'indipendenza, un Ministero degli Affari religiosi, con dipartimenti dedicati all’Islam, al cattolicesimo, al protestantesimo, all’induismo, al buddismo e al confucianesimo.

Per la visita di Papa Francesco le due organizzazioni saranno "In prima linea".  Muhammadiya "accoglierà Papa Francesco con gioia a settembre", rimarca il presidente della Muhammadiyah per le relazioni internazionali e interreligiose, Syafiq A. Mughni, dal suo quartier generale Jakarta. "L'arrivo del Papa è un simbolo universale della costruzione della fratellanza umana, e la sua visita ha un significato sia simbolico che sostanziale in quest'ambito", afferma il leader che ha già incontrato Papa Francesco in Vaticano. L'impatto spirituale della sua presenza per il mondo islamico sarà potente: "Come musulmani abbiamo bisogno della preghiera, abbiamo bisogno dell'apprezzamento di persone al di fuori dell'Islam", nota, inserendo l'incontro  con il capo del cattolicesimo mondiale "in un quadro più ampio della vita religiosa della gente" e aggiungendo: "Sarebbe molto efficace se noi musulmani parlassimo in termini positivi riguardo al cattolicesimo e, allo stesso modo, i cattolici trasmettessero qualcosa di positivo sui musulmani". Questo approccio fatto di stima benevolenza reciproca "rappresenta una forza molto potente per costruire una vita insieme" e giovare all'umanità intera, ci tiene a dire, rimarcando l'esigenza della collaborazione "tra paesi, popoli, religioni per affrontare le  questioni globali come l'estremismo, la crisi climatica e le differenze tra paesi ricchi e poveri".

D'altro canto Ulil Abshar Abdalla, intellettuale e studioso islamico, a capo del Comitato esecutivo  di "Nahdlatul Ulama", rileva che "l'arrivo di Papa Francesco è molto atteso ed è da tutti noi  considerato un momento storico", ricordando e collegando la presa del Papa a quella di Ahmed Al-Tayeb, Grande Imam di Al-Azhar, in Indonesia (avvenuta nei giorni scorsi, nel mese di luglio, ndr) , "eventi che a rafforzano lo spirito del dialogo interreligioso nel paese": "La visita di queste due grandi figure avviene nella situazione e nel momento giusto, mentre soffia un forte vento di dialogo interreligioso", nota Ulil.

Accanto a loro, altri leader musulmani sono molto attivi nei Forum tra organizzazioni islamiche e in quelli interreligiosi: figlia di un grande leader islamico come Abdurrahman Wahid, noto come "Gus Dur", Yenny Wahid è oggi a capo del " Wahid Institute", istituto islamico impegnato fortemente a livello culturale e sociale con programmi di inclusione, dialogo,  socializzazione , la diffusione di un islam che promuove e l'armonia: "Abbiamo sommo rispetto per Papa Francesco,  figura ispiratrice nel promuovere la compassione verso le persone deboli ed emarginate. Papa Francesco ha sempre mostrato preoccupazione per coloro che sono poveri ed esclusi. Questo ha ispirato molte persone, me compresa, a fare del bene", ha affermato, intervenendo a un incontro online organizzato dalla Ambasciata indonesiana presso la Santa Sede. Anche il  professor  Sumanto Al Qurtuby, direttore del "Nusantara Institute on Culture and Religion" e docente di antropologia alla "King Fadh University" apprezza di Papa Francesco l'approccio verso l’ecumenismo, il pluralismo e la pace, notando che la sua opera mira a "unire realtà divise,  valorizzare le diversità come  espressioni divine,  e  promuovere sempre e in ogni circostanza la pace", un messaggio che è necessario per l'intera umanità dilaniata dalla conflittualità.

L'ambasciatore di Indonesia presso la Santa Sede, Michael Trias Kuncahyono, ha concordato rimarcando che la visita del Papa "è momento storico non solo per i cattolici, ma anche per l'intera nazione indonesiana", e rappresenta "un importante simbolo di tolleranza e fratellanza, principi che  l'Indonesia deve continuare promuovere, dando priorità ai valori di umanità, pace e della fraternità". Il Papa ha scelto di venire in Indonesia , ha osservato, "perché la considera un esempio soprattutto riguardo all'insegnamento dell'amore e alla fraternità tra le genti e le religioni. Gliene ne siamo grati".

[Questo articolo di Paolo Affatato è stato pubblicato sul sito di Fides, al quale rimandiamo; Photo Credits: Fides]