"Il lavoro minorile? Una vera vergogna". Il documentario “Canillitas” presentato in Vaticano dalla Fondazione Don Bosco

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«Stare zitti significa essere complici!». Sono le parole pronunciate da padre Juan Linares,
missionario salesiano, sullo sfruttamento del lavoro minorile a margine della proiezione del
documentario “Canillitas” presentato dalla Fondazione Don Bosco nel Mondo, l’Organismo
della Congregazione Salesiana che si occupa di sostenere i progetti educativi, sociali, di accoglienza
e formazione dei giovani e delle persone vulnerabili.

L’obiettivo del documentario - fruibile nel sito della Fondazione Don Bosco nel Mondo - è rendere
visibile l’invisibile, far prendere consapevolezza del fatto che ben 160 milioni di bambini nel mondo,
340 mila solo nella Repubblica Dominicana, sono costretti a lavorare per sostenere le loro
famiglie.

Padre Juan Linares, da 38 anni missionario a Santo Domingo, non è rimasto indifferente al grido dei
minori e ha ideato e fondato il Progetto Canillitas con Don Bosco per i bambini sfruttati, per toglierli
dalla strada, fornirgli una educazione e la possibilità di un futuro migliore. Nel suo intervento nella
tavola rotonda, svoltasi nella Sala Benedetto XVI in Vaticano lo scorso 26 settembre, ha auspicato
che i cittadini europei possano prendere iniziative con manifestazioni, dibattiti, campagne di
sensibilizzazione per far conoscere la piaga del lavoro minorile, da lui definito «una vera
vergogna».

In tanti anni di attività, il suo impegno nella Repubblica Dominicana ha portato risultati
eloquenti: 93 mila bambini e bambine, adolescenti e giovani, hanno avuto accesso all’istruzione e
alla formazione professionale, 70 mila famiglie sono state sostenute con una ricaduta sociale su più
di 150 mila persone. Il sogno di padre Linares è incidere nella società, nell’ambito politico per
risolvere i problemi alla radice e per «dare il nostro contributo per una società migliore, più giusta,
per una civiltà dell’amore».

La sfida educativa salesiana è efficace contro lo sfruttamento dei bambini costretti a lavorare per
sostenere economicamente le loro famiglie. «Sono bambini coraggiosi - spiega nel suo intervento
alla tavola rotonda, Karen Montàs, direttrice del Progetto Canillitas con Don Bosco - che non hanno
paura di andare per le strade per procurarsi il necessario per vivere, ma con il nostro programma
abbiamo constatato che è possibile cambiare vita. Abbiamo aiutato tanti di loro a uscire da
situazioni di vulnerabilità, dandogli dignità e nuove prospettive di vita con progetti che funzionano
in modo efficace e duraturo».

Per sostenere l’iniziativa si può contribuire sostenendo la Fondazione Don Bosco nel Mondo
«perché - chiosa Alberto López Herrero, documentarista e produttore di Canillitas - l’intervento dei
salesiani non è solo assistenzialismo, non è solo denuncia, ma è comprendere le cause di una piaga
sociale, prevenire il problema e accompagnare in vista di una possibile risoluzione».

Soluzione già visibile negli occhi di Moisés Liranzo, 14 anni, lustrascarpe da quando aveva 9 anni,
beneficiario del Programma Canillitas con Don Bosco - presente alla tavola rotonda - che sogna un
futuro migliore per i suoi coetanei. «Penso ai bambini che non hanno avuto la fortuna di andare a
scuola. Per loro vorrei che non lavorassero sulle strade e potessero avere una educazione per
diventare adulti migliori».

Il giorno successivo, mercoledì 27 settembre, Moisés Liranzo, insieme agli altri partecipanti alla
tavola rotonda, ha avuto la possibilità di salutare Papa Francesco nel corso dell’Udienza generale e
di presentargli il documentario “Canillitas” che è l’appellativo con cui vengono chiamati i bambini
che muovono “las canillas”, la parte bassa delle gambe, per lavorare tutto il giorno in strada.

La presentazione del documentario “Canillitas” continua in cinque Paesi europei e in 12 città della
Spagna con l’obiettivo di «testimoniare la concretezza della presenza salesiana nel mondo – afferma
Alberto Rodriguez Mármol, presidente della Fondazione Don Bosco nel Mondo – che, con circa
15 mila missionari e centinaia di progetti, cerca di rispondere agli urgenti bisogni dei giovani in 136
Paesi. A loro, come Fondazione, cerchiamo di dare risposta tutti i giorni, con il necessario sostegno
economico, morale e di comunicazione verso i nostri donatori e verso l'opinione pubblica».

(Foto: Unicef.ch)