Il Papa, "col denaro per le armi un fondo contro la fame e la crisi climatica"
Letto dal cardinale Pietro Parolin il discorso del Pontefice alla Cop28 di Dubai. "L'ora è urgente, eliminare i combustibili fossili. La devastazione del creato è un'offesa a Dio".
DUBAI, 2 DIC - "Quante energie sta disperdendo l'umanità nelle tante guerre in corso, come in Israele e in Palestina, in Ucraina e in molte regioni del mondo: conflitti che non risolveranno i problemi, ma li aumenteranno! Quante risorse sprecate negli armamenti, che distruggono vite e rovinano la casa comune!". Doveva essere la prima volta di un Papa a una Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici: e così di fatto rimane, anche se per interposta persona. E' infatti il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin a leggere il discorso preparato per la Cop28 di Dubai da papa Francesco, impossibilitato a recarvisi causa lo stato influenzale con infiammazione ai polmoni che lo ha colpito negli ultimi giorni.
Ed è l'occasione per il Pontefice di rilanciare e aggiornare una proposta già avanzata nell'enciclica Fratelli tutti: "con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame" e "realizzare attività che promuovano lo sviluppo sostenibile dei Paesi più poveri, contrastando il cambiamento climatico".
"Purtroppo non posso essere insieme a voi, come avrei desiderato, ma sono con voi perché l'ora è urgente. Sono con voi perché, ora come mai, il futuro di tutti dipende dal presente che scegliamo. Sono con voi perché la devastazione del creato è un'offesa a Dio, un peccato non solo personale ma strutturale che si riversa sull'essere umano, soprattutto sui più deboli, un grave pericolo che incombe su ciascuno e che rischia di scatenare un conflitto tra le generazioni", afferma Francesco nel discorso pronunciato stamane in inglese dal card. Parolin nella sessione della Cop28 riservata ai capi di Stato e di governo.
"Sono con voi per porre la domanda a cui siamo chiamati a rispondere ora: lavoriamo per una cultura della vita o della morte? Vi chiedo, in modo accorato: scegliamo la vita, scegliamo il futuro! Ascoltiamo il gemere della terra, prestiamo ascolto al grido dei poveri, tendiamo l'orecchio alle speranze dei giovani e ai sogni dei bambini! Abbiamo una grande responsabilità: garantire che il loro futuro non sia negato", insiste.
Secondo il Papa, "è acclarato che i cambiamenti climatici in atto derivano dal surriscaldamento del pianeta, causato principalmente dall'aumento dei gas serra nell'atmosfera, provocato a sua volta dall'attività umana, che negli ultimi decenni è diventata insostenibile per l'ecosistema". "L'ambizione di produrre e possedere si è trasformata in ossessione ed è sfociata in un'avidità senza limiti, che ha fatto dell'ambiente l'oggetto di uno sfruttamento sfrenato - aggiunge -. Il clima impazzito suona come un avvertimento a fermare tale delirio di onnipotenza. Torniamo a riconoscere con umiltà e coraggio il nostro limite quale unica via per vivere in pienezza".
"Che cosa ostacola questo percorso? - chiede il Pontefice - Le divisioni che ci sono tra noi. Ma un mondo tutto connesso, come quello odierno, non può essere scollegato in chi lo governa, con i negoziati internazionali che 'non possono avanzare in maniera significativa a causa delle posizioni dei Paesi che privilegiano i propri interessi nazionali rispetto al bene comune globale' (Lett. enc. Laudato sì', 169)".
A giudizio di Francesco, "assistiamo a posizioni rigide se non inflessibili, che tendono a tutelare i ricavi propri e delle proprie aziende, talvolta giustificandosi in base a quanto fatto da altri in passato, con periodici rimpalli di responsabilità. Ma il compito a cui siamo chiamati oggi non è nei confronti di ieri, ma nei riguardi di domani; di un domani che, volenti o nolenti, o sarà di tutti o non sarà".
Il papa vuole anche sgombrare il campo da falsi preconcetti, come "i tentativi di scaricare le responsabilità sui tanti poveri e sul numero delle nascite. Sono tabù da sfatare con fermezza". "Non è colpa dei poveri - spiega -, perché la quasi metà del mondo, più indigente, è responsabile di appena il 10% delle emissioni inquinanti, mentre il divario tra i pochi agiati e i molti disagiati non è mai stato così abissale. Questi sono in realtà le vittime di quanto accade: pensiamo alle popolazioni indigene, alla deforestazione, al dramma della fame, dell'insicurezza idrica e alimentare, ai flussi migratori indotti".
"E le nascite non sono un problema, ma una risorsa - dice ancora -: non sono contro la vita, ma per la vita, mentre certi modelli ideologici e utilitaristi che vengono imposti con guanti di velluto a famiglie e popolazioni rappresentano vere e proprie colonizzazioni. Non venga penalizzato lo sviluppo di tanti Paesi, già gravati di onerosi debiti economici; si consideri piuttosto l'incidenza di poche nazioni, responsabili di un preoccupante debito ecologico nei confronti di tante altre". E secondo Francesco, "sarebbe giusto individuare modalità adeguate per rimettere i debiti finanziari che pesano su diversi popoli anche alla luce del debito ecologico nei loro riguardi".
Ecco allora come sia "compito di questa generazione prestare orecchio ai popoli, ai giovani e ai bambini per porre le fondamenta di un nuovo multilateralismo. Perché non iniziare proprio dalla casa comune?". "I cambiamenti climatici segnalano la necessità di un cambiamento politico - prosegue Bergoglio -. Usciamo dalle strettoie dei particolarismi e dei nazionalismi, sono schemi del passato. Abbracciamo una visione alternativa, comune: essa permetterà una conversione ecologica, perché 'non ci sono cambiamenti duraturi senza cambiamenti culturali' (Laudate Deum, 70)". Il Pontefice assicura in questo "l'impegno e il sostegno della Chiesa cattolica, attiva in particolare nell'educazione e nel sensibilizzare alla partecipazione comune, così come nella promozione degli stili di vita, perché la responsabilità è di tutti e quella di ciascuno è fondamentale".
Per il Papa, la "via d'uscita" alla crisi climatica è "quella che state percorrendo in questi giorni: la via dell'insieme, il multilateralismo". Ed "è preoccupante in tal senso che il riscaldamento del pianeta si accompagni a un generale raffreddamento del multilateralismo, a una crescente sfiducia nella Comunità internazionale". "È essenziale ricostruire la fiducia, fondamento del multilateralismo", aggiunge: "Ciò vale per la cura del creato così come per la pace: sono le tematiche più urgenti e sono collegate".
"E' essenziale un cambio di passo che non sia una parziale modifica della rotta, ma un modo nuovo di procedere insieme", avverte quindi Francesco. "Se nella strada della lotta al cambiamento climatico, che si è aperta a Rio de Janeiro nel 1992, l'Accordo di Parigi ha segnato 'un nuovo inizio' - ricorda -, bisogna ora rilanciare il cammino. Occorre dare un segno di speranza concreto".
"Questa Cop sia un punto di svolta - è l'appello del Pontefice -: manifesti una volontà politica chiara e tangibile, che porti a una decisa accelerazione della transizione ecologica, attraverso forme che abbiano tre caratteristiche: siano 'efficienti, vincolanti e facilmente monitorabili'). E trovino realizzazione in quattro campi: l'efficienza energetica; le fonti rinnovabili; l'eliminazione dei combustibili fossili; l'educazione a stili di vita meno dipendenti da questi ultimi".
"Per favore: andiamo avanti, non torniamo indietro", invoca il Papa: "Qui si tratta di non rimandare più, di attuare, non solo di auspicare, il bene dei vostri figli, dei vostri cittadini, dei vostri Paesi, del nostro mondo (...) La storia ve ne sarà riconoscente". "Il 2024 segni la svolta", conclude: "lasciamo alle spalle le divisioni e uniamo le forze! E, con l'aiuto di Dio, usciamo dalla notte delle guerre e delle devastazioni ambientali per trasformare l'avvenire comune in un'alba di luce".