Il Papa giovedì vola in Mongolia, "vengo come fratello". Visita piccola Chiesa di frontiera, al confine tra Russia e Cina
CITTÀ DEL VATICANO, 27 AGO - Ancora un Paese 'di frontiera', ancora una piccola Chiesa, questa volta forse la più piccola al mondo, con solo 1.500 battezzati. Sono quelli che papa Francesco incontrerà nel suo imminente viaggio apostolico che da giovedì 31 agosto a lunedì 4 settembre la porterà in Mongolia, "nel cuore dell'Asia", come lui ha detto oggi all'Angelus. Un Paese dove i cattolici sono una minuscola minoranza, ma dove il Pontefice arriva come "fratello di tutti".
"Giovedì partirò per un viaggio di alcuni giorni nel cuore dell'Asia, in Mongolia", ha detto oggi Francesco in Piazza San Pietro dopo la recita della preghiera mariana. "Si tratta di una visita tanto desiderata - ha sottolineato -, che sarà l'occasione per abbracciare una Chiesa piccola nei numeri, ma vivace nella fede e grande nella carità; e anche per incontrare da vicino un popolo nobile, saggio, con una grande tradizione religiosa che avrò l'onore di conoscere, specialmente nel contesto di un evento interreligioso".
Il Papa si è voluto quindi rivolgere "proprio a voi, fratelli e sorelle della Mongolia, dicendovi che sono felice di viaggiare per essere tra voi come fratello di tutti". "Ringrazio le vostre Autorità per il cortese invito e quanti, con grande impegno, stanno preparando la mia venuta. A tutti chiedo di accompagnare questa visita con la preghiera", ha aggiunto.
Il messaggio di pace e di amicizia del Pontefice - il motto del viaggio è "Sperare insieme" - è rivolto a un Paese in forte evoluzione economica, che ha lasciato un po' alle spalle le vecchie radici tradizionali del popolo nomade in lande semi-desertiche, è che oggi subisce l'etichetta poco lusinghiera di Paese "cuscinetto" tra i due colossi Russia e Cina.
Una situazione, però, che difficilmente potrà essere il contesto per eventuali 'triangolazioni' diplomatiche del Papa e della sua delegazione, men che meno su problemi come la guerra in Ucraina, pur essendo in cantiere la tappa a Pechino della missione di pace affidata al cardinale Matteo Zuppi. La Mongolia è legata per molti versi alla Russia e allo stesso tempo, per economia e trasporti, dipende molto dalla Cina. Mantiene una sua posizione non esposta, a debita distanza anche da questioni come la guerra. La presenza del Papa tra le due grandi nazioni, comunque, potrà essere un buon segnale anche per la comunità cattolica in Cina, pur senza messaggi diretti. La pace, in ogni caso, sarà uno dei temi da trattare nell'incontro col presidente, col primo ministro, e in quello con le autorità, nella giornata di sabato 2 settembre.
Fondamentale, poi, la questione dei rapporti ecumenici e interreligiosi, specie con la maggioranza buddista, al centro di un incontro domenica 3 settembre all'"Hun Theatre".
Alla comunità cattolica, guidata dal cardinale Giorgio Marengo, missionario della Consolata, prefetto apostolico di Ulan Bator e più giovane porporato del Collegio cardinalizio (49 anni), sono invece riservati l'incontro con i vescovi e il clero di sabato 2 settembre alla cattedrale dei santi Pietro e Paolo, la messa di domenica 3 alla "Steppe Arena" e l'incontro con gli operatori della carità e l'inaugurazione della Casa della Misericordia di lunedì 4 settembre, sempre a Ulan Bator, ultimo appuntamento di questo 43/o viaggio del pontificato prima del ritorno a Roma.
"Credo che aiuterà soprattutto i fedeli cattolici mongoli a sentirsi veramente nel cuore della Chiesa. A noi, che viviamo geograficamente in una zona del mondo molto periferica, la presenza del Papa ci farà sentire non lontani ma vicini, al centro della Chiesa. E poi sarà importante per il rafforzamento dei rapporti tra la Santa Sede e lo Stato mongolo, che già sono buoni", ha detto della visita papale il card. Marengo ai media vaticani. E la piccola Chiesa locale si è preparata ad accogliere il Pontefice "con grande entusiasmo e con grande fervore".
(Questo articolo è stato pubblicato oggi dall'ANSA - Foto: Vatican News)