Il Papa, "il 4 ottobre pubblicherò una seconda Laudato si'". Domani in Mongolia, anche lì ambiente a rischio
CITTÀ DEL VATICANO, 30 AGO - Il Papa lo aveva rivelato il 21 agosto scorso, parlando in Vaticano a una delegazione di avvocati di Paesi membri del Consiglio d'Europa: "Io sto scrivendo una seconda parte della Laudato si' per aggiornare i problemi attuali". E oggi l'annuncio ufficiale: si tratterà di un'esortazione apostolica, quindi non di una nuova enciclica né di una versione ampliata della precedente, che risale al 2015, e sarà pubblicata il prossimo 4 ottobre, festa di San Francesco d'Assisi, a chiusura del cosiddetto 'Tempo del creato'.
"Dopo domani, 1/o settembre, si celebra la Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del creato, inaugurando il 'Tempo del creato' che durerà fino al 4 ottobre, festa di San Francesco d'Assisi. In quella data ho intenzione di pubblicare un'Esortazione, una seconda Laudato si'", ha spiegato oggi il Pontefice al termine dell'udienza generale in Sala Nervi.
Sempre più allarmato dalla crisi ambientale e climatica e dalle conseguenti calamità, Francesco conferma così di voler ampliare il suo magistero sull'"ecologia integrale", sulla cura della casa comune e sulle relative implicazioni sociali e politiche. Dei "problemi attuali" che tratterà nel suo nuovo documento, oggi il Papa ha voluto dare un breve saggio, molto duro non solo nei contenuti ma anche nei toni: "Uniamoci ai nostri fratelli e sorelle cristiani nell'impegno di custodire il creato come dono sacro del Creatore - ha affermato -. È necessario schierarsi al fianco delle vittime dell'ingiustizia ambientale e climatica, sforzandosi di porre fine alla insensata guerra alla nostra Casa comune. Esorto tutti a lavorare e pregare affinché essa abbondi nuovamente di vita".
Lo scorso 21 agosto, alla delegazione forense da lui ricevuta, aveva invece detto: "non dobbiamo mai dimenticare che le giovani generazioni hanno diritto a ricevere da noi un mondo bello e vivibile, e che questo ci investe di gravi doveri nei confronti del creato che abbiamo ricevuto dalle mani generose di Dio".
Sono temi, questi, che sicuramente ricorreranno anche nel viaggio apostolico - il suo 43/o -, che da domani il Pontefice compirà in Mongolia, 61/o Paese da lui visitato, primo Papa della storia a recarvisi. Un Paese finora caratterizzato dalle steppe semi-desertiche e da lande sterminate percorse dai nomadi a cavallo, ma il cui ambiente ha risentito fortemente negli ultimi decenni della scoperta e sfruttamento delle risorse minerarie e che ora, secondo recenti notizie, è anche gravemente colpito dalla crisi climatica, dove le inondazioni distruggono le infrastrutture mentre gli 'dzud' (gli inverni particolarmente nevosi) causano perdite di raccolti e bestiame e l'inquinamento atmosferico ha un forte impatto sulla salute delle persone. "E' un Paese che dopo un pericoloso sfruttamento minerario cerca ora una via di protezione del proprio ambiente, e sono da attendersi parole del Papa sulla difesa del creato", ha detto il portavoce vaticano Mattei Bruni in un briefing con la stampa.
Temi del viaggio saranno anche la vicinanza e l'incoraggiamento alla minuscola comunità cattolica locale (1.500 battezzati) e i rapporti interreligiosi, specie con la maggioranza buddista (di derivazione tibetana). Non ultime, le implicazioni geopolitiche relative a un Paese racchiuso tra Russia e Cina: gruppi di pellegrini sia russi che cinesi saranno presenti alla messa del Papa nella "Steppe Arena", mentre all'incontro ecumenico e interreligioso - domenica 3 settembre, come la messa - oltre ai rappresentanti del buddismo mongolo, islam, sciamanesimo mongolo, ebrei, dell'Unione evangelica avventista, induismo, baha'i, scintoismo e altri, sarà presente anche il parroco della chiesa ortodossa russa di Ulan Bator, con una sua delegazione.
(Questo articolo è stato pubblicato oggi dall'ANSA - Foto: Vatican News)