Il Papa in Corsica, "non strumentalizzare la religiosità popolare a fini identitari e divisivi"
Appello all'Angelus ad Ajaccio, "pace per tutti i popoli che si affacciano sul Mediterraneo. Ucraini e russi 'si intendano'".
AJACCIO, 15 DIC - "Dobbiamo stare attenti perché la pietà popolare non venga usata, strumentalizzata da aggregazioni che intendono rafforzare la propria identità in modo polemico, alimentando i particolarismi, le contrapposizioni, gli atteggiamenti escludenti. Tutto questo non risponde allo spirito cristiano della pietà popolare e chiama in causa tutti, in modo speciale i Pastori, a vigilare, discernere e promuovere una continua attenzione sulle forme popolari della vita religiosa". E' uno dei passaggi centrali del discorso di papa Francesco nella sessione conclusiva del congresso "La religiosità popolare nel Mediterraneo", al Palais des Congrès et d’Exposition di Ajaccio, durante l'odierna visita-lampo in Corsica.
Per il Papa, inoltre, "in alcuni momenti della storia la fede cristiana ha informato la vita dei popoli e le sue stesse istituzioni politiche, mentre oggi, specialmente nei Paesi europei, la domanda su Dio sembra affievolirsi e ci si scopre sempre più indifferenti nei confronti della presenza e della sua Parola". Tuttavia, "bisogna essere cauti nell’analisi di questo scenario, per non lasciarsi andare in considerazioni frettolose e giudizi ideologici che, talvolta ancora oggi, contrappongono cultura cristiana e cultura laica. Questo è uno sbaglio!".
"Quando la pietà popolare riesce a comunicare la fede cristiana e i valori culturali di un popolo, unendo i cuori e amalgamando una comunità, allora ne nasce un frutto importante che ricade sull’intera società, e anche sulle relazioni tra le istituzioni politiche, sociali e civili e la Chiesa", afferma il Pontefice. "La fede non rimane un fatto privato - dobbiamo stare attenti a questo sviluppo, direi, eretico della privatizzazione della fede; i cuori si amalgamano e vanno avanti... -, un fatto che si esaurisce nel sacrario della coscienza, ma - se intende essere pienamente fedele a sé stessa - comporta un impegno e una testimonianza verso tutti, per la crescita umana, il progresso sociale e la cura del creato, nel segno della carità", sottolinea.
Proprio per questo, "dalla professione della fede cristiana e dalla vita comunitaria animata dal Vangelo e dai Sacramenti, lungo i secoli sono nate innumerevoli opere di solidarietà e istituzioni come ospedali, scuole, centri di assistenza - in Francia sono molte! -, in cui i credenti si sono impegnati a favore dei bisognosi e hanno contribuito alla crescita del bene comune. La pietà popolare, le processioni e le rogazioni, le attività caritative delle confraternite, la preghiera comunitaria del santo Rosario e altre forme di devozione possono alimentare questa - mi permetto di qualificarla così - 'cittadinanza costruttiva' dei cristiani. La pietà popolare ti dà una 'cittadinanza costruttiva'!".
Allo stesso tempo, secondo Francesco, "sul terreno comune di questa audacia di fare il bene, di chiedere la benedizione, i credenti possono ritrovarsi in un cammino condiviso anche con le istituzioni laiche, civili e politiche, per lavorare insieme al servizio di ogni persona, a partire dagli ultimi, per una crescita umana integrale e la custodia di questa 'Île de beauté'".
"Ne deriva la necessità che si sviluppi un concetto di laicità non statico e ingessato, ma evolutivo, dinamico - prosegue -, capace di adattarsi a situazioni diverse o impreviste, e di promuovere una costante collaborazione tra autorità civili ed ecclesiastiche per il bene dell’intera collettività, rimanendo ciascuno nei limiti delle proprie competenze e del proprio spazio". In questo modo "si potranno liberare più energie e più sinergie, senza pregiudizi e senza opposizioni di principio, in un dialogo aperto, franco e fecondo".
"Carissime sorelle e fratelli, la pietà popolare, che qui in Corsica è molto radicata - e non è superstizione -, fa emergere i valori della fede e, allo stesso tempo, esprime il volto, la storia e la cultura dei popoli. In questo intreccio, senza confusioni, trova forma il dialogo costante tra il mondo religioso e quello laico, tra la Chiesa e le istituzioni civili e politiche", conclude: "Auspico che questo Congresso sulla pietà popolare vi aiuti a riscoprire le radici della vostra fede e vi sproni a un rinnovato impegno nella Chiesa e nella società civile, al servizio del Vangelo e del bene comune di tutti i cittadini".
Poi alla recita dell'Angelus, al termine del discorso ai vescovi e al clero nella cattedrale di Santa Maria Assunta, Francesco pronuncia il suo appello di pace "da quest’isola del Mediterraneo", sotto forma di "supplica" alla Vergine: "pace per tutte le terre che si affacciano su questo Mare, specialmente per la Terra Santa dove Maria ha dato alla luce Gesù", scandisce il Pontefice. "Pace per la Palestina, per Israele, per il Libano, per la Siria, per tutto il Medio Oriente! Pace nel Myanmar martoriato. E la Santa Madre di Dio ottenga la sospirata pace per il popolo ucraino e il popolo russo. Sono fratelli - 'No, padre, sono cugini!' - Sono cugini, fratelli, non so, ma che si intendano! La pace! Fratelli, sorelle, la guerra sempre è una sconfitta. E la guerra nelle comunità religiose, la guerra nelle parrocchie sempre è una sconfitta, sempre! Che il Signore ci dia la pace a tutti".
E sulle guerre, in particolare quella in Ucraina, il Papa torna anche nella messa celebrata nel pomeriggio in “Place d’Austerlitz” (“U Casone”). "Fratelli e sorelle, purtroppo sappiamo bene che non mancano tra le nazioni grandi motivi di dolore: miseria, guerre, corruzione, violenze. Vi dico una cosa: a volte vengono nelle udienze bambini ucraini, che per la guerra sono stati portati qui. Sapete una cosa? Questi bambini non sorridono! Hanno dimenticato il sorriso. Per favore, pensiamo a questi bambini nelle terre di guerre, al dolore di tanti bambini - dice al termin dell'omelia -. La Parola di Dio, però, ci incoraggia sempre. E davanti alle devastazioni che opprimono i popoli, la Chiesa annuncia una speranza certa, che non delude, perché il Signore viene ad abitare in mezzo a noi. E allora il nostro impegno per la pace e la giustizia trova nella sua venuta una forza inesauribile".
Prima della partenza per Roma, infine, incontro riservato all'aeroporto di Ajaccio col presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron: quasi un colloquio 'riparatore' dopo la mancata partecipazione del Papa alla cerimonia di riapertura di Notre-Dame il 7 dicembre scorso.
[Foto: Vatican News]