La fine d'anno del Papa: "quante vite spezzate dai conflitti?". "Roma sia città accogliente e della speranza"
CITTA' DEL VATICANO, 31 DIC - "Continuiamo a pregare per i popoli che soffrono a causa delle guerre: il martoriato popolo ucraino, i popoli palestinese e israeliano, il popolo sudanese e tanti altri. Al termine di un anno, si abbia il coraggio di chiedersi: quante vite umane sono state spezzate dai conflitti armati? Quanti morti? E quante distruzioni, quanta sofferenza, quanta povertà? Chi ha interessi in questi conflitti, ascolti la voce della coscienza. E non dimentichiamo i martoriati Rohingya!". Nell'ultimo Angelus del 2023, papa Francesco è tornato a invocare la pace per i tanti conflitti sparsi nel pianeta, e ha voluto come mettere l'umanità dinanzi all'inutilità e alle devastanti sofferenze provocate da questa "terza guerra mondiale a pezzi".
Il Pontefice, davanti ai circa 20 mila fedeli riuniti in Piazza San Pietro, ha anche sottolineato che "purtroppo la celebrazione del Natale in Nigeria è stata segnata da gravi violenze nello Stato di Plateau, con molte vittime. Prego per loro e per le loro famiglie. Che Dio liberi la Nigeria da questi orrori!". "E prego anche per quanti hanno perso la vita nell’esplosione di un camion-cisterna in Liberia", ha aggiunto.
Bergoglio, inoltre, non poteva non ricordare che " un anno fa Papa Benedetto XVI concludeva il suo cammino terreno, dopo aver servito con amore e sapienza la Chiesa. Sentiamo per lui tanto affetto, tanta gratitudine, tanta ammirazione. Dal Cielo ci benedica e ci accompagni. Un applauso a Benedetto XVI!".
E' stato poi nella celebrazione dei Primi Vespri nella Basilica di San Pietro, con il tradizionale canto del “Te Deum”, a conclusione dell’anno civile, che il Papa ha ricordato che il cristiano "è un pellegrino di speranza. E proprio questo sarà il tema del Giubileo del 2025: 'Pellegrini di speranza'".
"Cari fratelli e sorelle, possiamo chiederci - ha proseguito Francesco -: Roma si sta preparando a diventare nell’Anno Santo 'città della speranza'? Tutti sappiamo che da tempo è in atto l’organizzazione del Giubileo. Ma comprendiamo bene che, nella prospettiva che qui assumiamo, non si tratta principalmente di questo; si tratta piuttosto della testimonianza della comunità ecclesiale e civile; testimonianza che, più che negli eventi, consiste nello stile di vita, nella qualità etica e spirituale della convivenza".
"E allora la domanda si può formulare così - ha detto ancora il Pontefice nell'omelia -: stiamo operando, ciascuno nel proprio ambito, affinché questa città sia segno di speranza per chi vi abita e per quanti la visitano?".
"Un esempio - ha continuato il Papa -. Entrare in Piazza San Pietro e vedere che, nell’abbraccio del Colonnato, si muovono liberamente e serenamente persone di ogni nazionalità, di ogni cultura e religione, è un’esperienza che infonde speranza; ma è importante che essa sia confermata da una buona accoglienza nella visita alla Basilica, come pure nei servizi di informazione".
"Un altro esempio - ha quindi concluso -: il fascino del centro storico di Roma è perenne e universale; ma bisogna che possano goderlo anche le persone anziane o con qualche disabilità motoria; e occorre che alla 'grande bellezza' corrispondano il semplice decoro e la normale funzionalità nei luoghi e nelle situazioni della vita ordinaria, della vita feriale. Perché una città più vivibile per i suoi cittadini è anche più accogliente per tutti".
(Foto: Vatican News)