La fragile salute del Papa e gli equilibri in Vaticano. Dopo l'altro intervento disse, "alcuni già preparavano il Conclave"
CITTÀ DEL VATICANO, 07 GIU - Dopo il nuovo ricovero al Gemelli per un secondo intervento all'intestino, che segue quello di due anni fa, è difficile cercare di nascondersi dietro un dito: ormai la salute del Papa è diventata un'incognita. E questo, ancora più che negli ultimi due anni, scatenerà tutte le possibili speculazioni sul dopo-Bergoglio e sul fatto che occorre prepararsi a un prossimo Conclave. Sicuramente, in Vaticano e fuori, c'è chi lo sta già facendo.
Dopo la prima operazione al colon del 4 luglio 2021, sempre al Gemelli, era stato lo stesso Pontefice a dipingere questo scenario. E' stato a Bratislava, il 12 settembre 2021. Papa Francesco, in visita pastorale in Slovacchia, incontrava i gesuiti della regione. La prima domanda è un semplice "come sta?". Ma la risposta è una vera e propria provocazione di Bergoglio: "Ancora vivo. Nonostante alcuni mi volessero morto. So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave. Pazienza! Grazie a Dio, sto bene...".
Durante quel ricovero, tra l'altro, c'era chi aveva fatto rimbalzare la "notizia" circa la possibilità di sue dimissioni perché gravemente ammalato... rispedita al mittente dallo stesso Pontefice. "Io personalmente posso meritarmi attacchi e ingiurie perché sono un peccatore, ma la Chiesa non si merita questo: è opera del diavolo. Io l'ho anche detto ad alcuni di loro", aggiunge il Papa, che lamenta pure maldicenze e accuse in molti circoli cattolici.
Da allora, e ancora più dopo l'ultimo ricovero del marzo scorso per l'infezione respiratoria, a chiunque gli chieda come sta papa Francesco risponde "ancora vivo". A tutt'oggi, a parte le udienze sospese per il ricovero fino a domenica 18 giugno, il Pontefice continua a guardare avanti ai suoi prossimi impegni: annunciati il viaggio a Lisbona dal 2 al 6 agosto, quello in Mongolia dal 31 agosto al 4 settembre, in ottobre ci sarà il Sinodo sulla sinodalità, mentre oggi stesso il papa ha annunciato una prossima Lettera apostolica su Santa Teresa di Lisieux. Francesco ha sempre ripetuto di recente che l'intenzione di dimettersi "non gli è mai passata per la testa", anche se la lettera di rinuncia l'ha già firmata a inizio pontificato, dieci anni fa, nel caso eventuale di un impedimento sanitario.
Ma le difficoltà nell'esercitare il suo ministero non mancano, comprese quelle causate dalla persistente e tenace "gonalgia", il dolore al ginocchio destro per problemi ai legamenti che gli impedisce di muoversi agevolmente, di stare in piedi, e che lo costringe solo a "presiedere" le celebrazioni, sia in Vaticano che nei viaggi, mentre a celebrare all'altare sono sempre cardinali o vescovi. E l'attuale ricovero con una nuova operazione chirurgica rinfocolerà il tam-tam, in particolare alimentato dagli anti-bergogliani, sulla fragile salute del Papa e sulla prospettiva di una successione.
Proprio nei giorni scorsi si è parlato del fatto che per la prima volta, da domenica 2 giugno, i cardinali elettori nominati da papa Francesco dall'inizio del suo pontificato formano i due terzi del totale, cioè il quorum necessario per eleggere un Papa in un Conclave. La quota matematica, pari a 81 cardinali elettori su 121, è stata raggiunta con l'80mo compleanno dell'arcivescovo emerito di Napoli Crescenzio Sepe, che ricorreva appunto il 2 giugno. Degli altri 40 'elettori', nove sono stati creati da Giovanni Paolo II e 31 da Benedetto XVI.
Ma anche se i nominati da Bergoglio sono ormai in grado di eleggere un successore, cadrebbe in errore chi pensasse che si tratti di un 'corpo' coeso e uniforme. Tutt'altro. Tra loro c'è di tutto, e ben più che solo 'progressisti' e innovatori. A quest'ultimo identikit potrebbe appartenere sicuramente, vista la sua storia, un Matteo Zuppi, come pure il lussemburghese Jean-Claude Hollerich, il gesuita canadese Michael Czerny, il fido elemosiniere polacco Konrad Krajewski, altri italiani come Paolo Lojudice e il missionario in Mongolia Giorgio Marengo, esponente come pochi altri delle "Chiese di frontiera". Tra i nominati da Francesco, però, c'è ad esempio anche uno dei leader del fronte 'conservatore', il tedesco Gerhard Ludwig Mueller. Analogamente conservatori sono molti americani e molti africani.
Mentre in una posizione di mediazione si potrebbe annoverare una figura autorevole come il segretario di Stato Pietro Parolin. Su come e verso chi potrà convergere uno schieramento così eterogeneo sarà tutto da vedere, un interrogativo ampiamente aperto. E anche il 'quando' appartiene al classico punto di domanda, visto che, almeno per il momento, e condizioni di salute permettendo, papa Bergoglio non sembra avere nessuna intenzione di mollare.
(Questo articolo è stato pubblicato oggi dall'ANSA; Foto: Policlinico Gemelli)