Zuppi, "i cattolici antidoto a politica epidermica e ignorante. Democrazia infragilita, ecco il campo per i cristiani"
ROMA, 21 LUG - Non direttamente l'auspicio di un nuovo partito dei cattolici. Ma di sicuro la chiamata a una nuova e significativa presenza cristiana nello scenario politico. Questo è stata la prolusione del cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, al convegno "Il Codice di Camaldoli", apertosi oggi nell'omonimo monastero alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. A 80 anni dal convegno del luglio 1943 e di quel testo fondante del cattolicesimo in politica, Zuppi ha voluto ricordare che allora "la presenza politica, che avrebbe segnato la ricostruzione e decenni successivi, rinasceva dal grembo della cultura". "Uno dei problemi di oggi - ha lamentato - è invece proprio il divorzio tra cultura e politica", "con il risultato di una politica epidermica, a volte ignorante, del giorno per giorno, con poche visioni, segnata da interessi modesti ma molto enfatizzati, molto polarizzati".
"Dovremmo diffidare di una politica così - ha avvertito il presidente Cei -, ma spesso ne finiamo vittime, presi dall'inganno dell'agonismo digitale che non significa affatto capacità, conoscenza dei problemi, soluzione di questi. Cioè, il tradimento della politica stessa!".
Secondo Zuppi, "oggi la democrazia appare infragilita e in ritirata nel mondo. Ecco un campo cui i cristiani devono applicarsi, interrogandosi su come deve essere la democrazia nel XXI secolo, vivere quell'amore politico senza il quale la politica si trasforma o si degenera". E "bisogna mettere a fuoco attorno a questa emergenza così decisiva, esperienze, tradizioni, visioni, idee, risorse reali, anche se disperse". In questa prospettiva, "sarebbe importante una Camaldoli europea, con partecipanti da tutt'Europa, per parlare di democrazia ed Europa".
Il cardinale di Bologna lo ha detto chiaramente: "le idee del Codice di Camaldoli hanno camminato sulle gambe dei partiti", in particolare la Dc, ma "oggi la situazione è molto diversa. Non ci sono partiti d'ispirazione cristiana e, più in generale, partiti organizzati di stampo novecentesco". Tuttavia, "questo non deve certo diventare un alibi per non cercare nuovi modi di fare politica o per fare politica svincolati da principi, valori e contenuti". Secondo Zuppi, "la disaffezione dalla politica non può non interrogarci", e "le visioni dei cristiani in politica possono essere più o meno condivise, ma tutti sanno che i principi e posizioni che propongono, non esprimono l'interesse della Chiesa, ma il bene di tutti. La Chiesa non ha altro interesse. È davvero di tutti e per tutti. Ecco perché l'impegno dei cattolici - quando è sincero e generoso - è di per sé de-polarizzante e rappresenta un antidoto alle tossine che inquinano la democrazia".
Tra l'altro, ha affermato il cardinale appena reduce dalla missione come inviato papale di pace a Washington, dopo le tappe a Kiev e a Mosca mentre la prossima sarà in Cina, "dovremmo ricordarci che l'infiacchimento della democrazia è sempre un cattivo presagio per la pace". E "dobbiamo constatare che la pace non è mai un bene perpetuo neanche in Europa. Questa consapevolezza dovrebbe muoverci a responsabilità e decisioni!", in particolare "cercando in tutti i modi vie di pace, curando le ferite dell'umanità e favorendo la soluzione dei problemi".
Considerando infine che "c'è chi chiede alla Chiesa di promuovere o favorire incontri, riflessioni tra cattolici su temi civili", Zuppi si è detto "disponibile ad aiutare iniziative di questo tipo, proprio perché senza interessi immediati, personalistici o di categoria". Ha sottolineato comunque come sia "necessario raggiungere una 'massa critica' più solida e visibile, coinvolgendo anche il terzo settore e le forze sociali che rappresentano la ricchezza di riflessione e di impegno diffuse nel tessuto profondo delle nostre comunità".
(Questo articolo è stato pubblicato oggi dall'ANSA)