Parolin, "senza giusta convivenza non ci sarà mai pace". Ma Ambasciata Israele protesta su "ambiguità" Chiese Gerusalemme
ROMA, 09 OTT - "Con gli strumenti dei quali la comunità internazionale si è dotata, cercare soprattutto di porre le basi per una soluzione definitiva di quel problema, perché finché non si risolve il problema, della convivenza fra palestinesi e israeliani, finché non si trova una formula che permetta di vivere in pace, queste cose rischieranno sempre di ripetersi. E ripetersi con sempre maggiore ferocia, come abbiamo visto in questi giorni". E' così che il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, a margine del convegno all'Università Gregoriana sui documenti del Pontificato di Pio XII e i rapporti tra cristiani ed ebrei, risponde ai giornalisti su come si possa rimediare alla situazione della nuova guerra tra Israele e Hamas.
"Certamente dovrà esserci l'impegno di tutti per cercare di limitare prima di tutto questo conflitto che è scoppiato in maniera del tutto sorprendente", osserva. "E poi mettere in atto tutti gli strumenti della diplomazia, una volta superato questo primo momento in cui è molto difficile ragionare sulle cose, tutti presi dall'emotività di quanto sta succedendo". Per il cardinale segretario di Stato, occorrerebbe prima di tutto fermare l'attuale escalation, "però vedo che sarà molto difficile. Da quanto ho capito è stata dichiarata proprio una guerra vera e propria".
"Però - avverte - bisogna cercare di trovare condizioni che permettano di vivere nella giustizia. Io credo che già Pio XII diceva che la pace è frutto della giustizia. E quindi trovare il modo di risolvere questo annosissimo problema, questo tragico problema delle relazioni tra palestinesi e israeliani, su basi di giustizia. Solo questo potrà assicurare una pace stabile e una convivenza pacifica e fruttuosa tra i due popoli".
Guardando proprio al convegno su Pio XII, il cardinale sottolinea che "oggi parliamo di un periodo estremamente buio della storia umana, le tragedie che si sono succedute nel '900, e pensavamo che erano cose del passato, pensavamo che non si sarebbero più ripetute". "E invece - aggiunge - dobbiamo constatare con enorme tristezza, con grande smarrimento che stiamo rifacendo tutti gli errori che abbiamo fatto nel passato: la storia non ci ha insegnato nulla". "Quindi, davvero un momento di grande turbamento, un momento tragico", conclude Parolin.
La Santa Sede, per quanto riguarda il Medio Oriente, è sempre stata per la soluzione "a due Stati", oggi quanto mai lontana.
Intanto, analogamente a quanto accaduto in certe polemiche riguardanti la guerra in Ucraina, si registra il duro comunicato dell'Ambasciata d'Israele presso la Santa Sede che bolla come "estremamente deludente e frustrante" il testo dei patriarchi e i capi delle Chiese di Gerusalemme (7 ottobre), definendolo affetto da "immorale ambiguità linguistica". "Dalla sua lettura non si riesce a capire cosa sia successo, chi fossero gli aggressori e chi le vittime - protesta -. E' particolarmente incredibile che un documento così arido sia stato firmato da persone di fede". Molto severa anche la conclusione: "Non è fuori contesto ricordare che oggi avrà inizio presso l'Università Gregoriana un convegno di tre giorni sui documenti del pontificato di papa Pio XII e sul loro significato per le relazioni ebraico-cristiane - rileva l'Ambasciata israeliana -.
A quanto pare, qualche decennio dopo, c'è chi non ha ancora imparato la lezione del recente passato oscuro".
Lo stesso papa Francesco, comunque, all'Angelus di ieri, ha fatto appello a che "gli attacchi e le armi si fermino" e "ci sia pace in Israele e in Palestina", comprendendo "che il terrorismo e la guerra non portano a nessuna soluzione", ma senza fare distinzioni tra l'uno o l'altro in quanto alle responsabilità di quanto sta accadendo.
All'inizio del suo discorso al convegno, in inglese, il card. Parolin ha poi detto: "Non avrei mai pensato di iniziare oggi il mio intervento con il doveroso e triste obbligo di condividere e trasmettere il dolore che il Santo Padre ha espresso ieri per quanto sta accadendo in Israele". "Due giorni fa, nel giorno del Sabato, festa di Simchat Torah - la Gioia della Torah - in Israele, molti fratelli e sorelle israeliani sono stati svegliati da un attacco terribile e spregevole. Siamo vicini alle famiglie delle vittime (pare siano più di 600 - ma il numero purtroppo cresce di ora in ora), alle migliaia di feriti, a coloro che risultano dispersi e molto probabilmente rapiti e ora in grave pericolo", ha proseguito.
"La Santa Sede segue con profonda e grave preoccupazione la guerra che è stata provocata, nella quale anche molti palestinesi (più di 250 finora) a Gaza stanno perdendo la vita e molti sono sfollati e feriti. La nostra vicinanza e le nostre preghiere vanno anche alle loro famiglie e a tutti i civili totalmente innocenti. La guerra è sempre la sconfitta della dignità e l'occasione per non arrivare ad alcuna soluzione", ha affermato Parolin.
"Sfortunatamente, la violenza, il terrorismo, la barbarie e l'estremismo minano le legittime aspirazioni di palestinesi e israeliani - ha aggiunto -. Spero che le armi vengano messe a tacere e che la ragione prevalga e venga utilizzata per fermarsi e riflettere sulla strada giusta per raggiungere la pace in Israele e Palestina!"
(Questo articolo è stato pubblicato oggi dall'ANSA)