Patriarcato di Gerusalemme, "a Jenin aggressione israeliana senza precedenti. Subito cessate il fuoco"
“Negli ultimi due giorni la città di Jenin è stata sottoposta a una aggressione da parte delle Forze israeliane senza precedenti che ha provocato molti danni anche alla parrocchia latina locale. Condanniamo questa violenza e chiediamo un cessate il fuoco e speriamo nella ricerca della pace e del dialogo per prevenire altri futuri e ingiustificati attacchi alla popolazione”. Lo scrive il Patriarcato latino di Gerusalemme in una nota, firmata dal patriarca Pierbattista Pizzaballa, e diffusa oggi via Twitter dallo stesso Patriarcato.
L’operazione a Jenin, secondo Israele, è stata diretta contro “infrastrutture terroristiche” dove si pianificavano attacchi, usate come depositi di armi e come rifugi dai miliziani coinvolti in attentati. L’operazione militare israeliana continua anche oggi. Il conto delle vittime palestinesi è salito a 10, compresi una anziana donna e tre minorenni. I raid hanno preso di mira soprattutto il campo profughi di al Madina. I feriti sono oltre cento.
La risposta palestinese non si è fatta attendere e oggi, a Tel Aviv, un giovane palestinese originario di Hebron, ha investito e ferito gravemente con la propria auto sette persone, prima di essere ucciso da un civile armato. Hamas e Jihad islamica hanno esortato i palestinesi a unirsi alla lotta dei miliziani di Jenin contro le operazioni militari israeliane.
Intanto, Medici Senza Frontiere (Msf), che a Jenin sta continuando a fornire cure mediche d’emergenza dopo il raid delle forze israeliane, condanna gli impedimenti per portare assistenza sanitaria alle persone ferite. Durante l’attacco, che ha causato vittime e feriti e ha colpito le strutture sanitarie, i bulldozer militari israeliani hanno distrutto diverse strade che portano al campo di Jenin, “rendendo quasi impossibile alle ambulanze di raggiungere i pazienti - informa Msf -. Inoltre, i paramedici palestinesi sono stati costretti a procedere a piedi in un’area dove erano in corso spari e attacchi di droni. Tutte le strade che conducono al campo sono state bloccate durante l’operazione militare, nonostante la presenza di persone che necessitavano di cure”.
“Stiamo lavorando da diverse ore e i pazienti continuano ad arrivare. È un’operazione militare di una durata senza precedenti, eppure ci sono ancora feriti che non possono essere raggiunti. Il personale sanitario deve poter accedere ai pazienti senza impedimenti”, dichiara Jovana Arsenijevic, coordinatrice delle operazioni di Msf a Jenin. Le forze israeliane a Jenin ricorrono sempre più spesso al supporto aereo durante i raid, con un intensificarsi preoccupante della violenza. Ieri sono stati segnalati almeno 10 attacchi aerei nell’area. Inoltre, dopo quest’ultimo attacco – il più massiccio in Cisgiordania dal 2002 – sale a 48 il numero di persone uccise dai radi israeliani dall’inizio di quest’anno.
“Le incursioni nel campo di Jenin hanno iniziato a seguire uno schema ricorrente: le ambulanze vengono speronate dai mezzi blindati e ai pazienti e al personale sanitario viene regolarmente negato l’ingresso e l’uscita dal campo” continua Arsenijevic. “L’intensità degli attacchi è aumentata con l’uso di elicotteri e di droni e in un’area così densamente popolata è a dir poco oltraggioso. Le strutture mediche, le ambulanze e i pazienti devono essere rispettati”. Diverse bombole di gas lacrimogeno sono cadute nel cortile dell’ospedale Khalil Suleiman, dove dalla mattina di ieri i team di Msf sono in azione per supportare i feriti, curando finora 55 pazienti con ferite da arma da fuoco. Msf è presente nei Territori Palestinesi Occupati dal 1989 e attualmente svolge attività medico-umanitarie a Jenin, Nablus, Hebron e Gaza.
(Foto: Ispi)