Pizzaballa, "Cristo rinasca nel cuore dei governanti delle nazioni". La messa di mezzanotte in una Betlemme vuota di pellegrini
"Siamo tutti presi, da troppi giorni, dalla dolorosa, triste sensazione che non ci sia posto, quest'anno, per quella gioia e quella pace che in questa notte santa, proprio a pochi metri da qui, gli angeli annunciarono ai pastori di Betlemme". Così il patriarca latino di Gerusalemme, card. Pierbattista Pizzaballa ha dato voce nella messa di mezzanotte a Betlemme al "sentimento profondo" con il quale la comunità cristiana di Terra Santa sta vivendo questo Natale. Alla messa nella Chiesa di Santa Caterina presso la Basilica della Natività ha partecipato anche l'inviato del Papa, il cardinale elemosiniere Konrad Krajewski.
Da una Betlemme senza luminarie, priva dell'albero di Natale e vuota di pellegrini, il patriarca latino ha richiamato nella sua omelia alla guerra a Gaza: "In questo momento non possiamo non pensare a tutti quelli che in questa guerra sono rimasti senza nulla, sfollati, soli, colpiti nei loro affetti più cari, paralizzati dal loro dolore". "Il mio pensiero va a tutti, senza distinzione, palestinesi e israeliani, a tutti quelli colpiti da questa guerra, a quanti sono nel lutto e nel pianto e attendono un segno di vicinanza e di calore".
Il pensiero del porporato, in particolare, è andato a Gaza e ai suoi due milioni di abitanti, "la cui sofferenza non cessa di gridare al mondo intero. Non sembra esserci posto per loro non solo fisicamente, ma nemmeno nella mente di coloro che decidono le sorti dei popoli". "È la situazione in cui da troppo tempo vive il popolo palestinese - ha sottolineato Pizzaballa - che pur vivendo nella propria terra, si sente dire continuamente: 'non c'è posto per loro', e attende da decenni che la comunità internazionale trovi soluzioni per porre fine all'occupazione, sotto la quale è costretta a vivere, e alle sue conseguenze. Mi sembra che oggi ciascuno sia chiuso nel suo dolore. Odio, rancore e spirito di vendetta occupano tutto lo spazio del cuore, e non lasciano posto alla presenza dell'altro".
"Se vogliamo che sia Natale, anche in tempo di guerra, occorre che tutti moltiplichiamo i gesti di fraternità, di pace, di accoglienza, di perdono, di riconciliazione", ha proseguito. "Dire sì al bene, sì alla pace, sì al dialogo, sì all'altro non deve essere solo retorica ma impegno responsabile, disposto a fare spazio, non a occuparlo, a trovare un posto per l'altro e non a negarlo".
Chiudendo l'omelia Pizzaballa si è rivolto a tutte le Chiese nel mondo: "fatevi latori presso i vostri popoli e i loro governanti del 'si' a Dio, del desiderio di bene per questi nostri popoli, per la cessazione delle ostilità, perché tutti possano ritrovare davvero casa e pace. Prego che Cristo rinasca nel cuore dei governanti e dei responsabili delle nazioni, perché si adoperino sul serio per fermare questa guerra, ma soprattutto perché riprendano le fila di un dialogo che porti finalmente a trovare soluzioni giuste, dignitose e definitive per i nostri popoli".
"La tragedia di questo momento, infatti, ci dice che non è più tempo per tattiche di corto respiro, di rimandi ad un futuro teorico, ma che è tempo di dire, qui e ora, una parola di verità, chiara, definitiva, che risolva alla radice il conflitto in corso, ne rimuova le cause profonde e apra nuovi orizzonti di serenità e di giustizia per tutti, per la Terra Santa ma anche per tutta la nostra regione, segnata anch'essa da questo conflitto - ha concluso -. Le parole come occupazione e sicurezza e le tante altre parole simili che da troppo tempo dominano i nostri rispettivi discorsi, devono essere rafforzate da fiducia e rispetto, perché questo è ciò che vogliamo che sia il futuro per questa terra e solo questo garantirà stabilità e pace vere. Rinasca allora Cristo in questa terra, Sua e nostra, e riparta da qui il cammino del Vangelo della pace per tutto il mondo!".
(Fonte: Patriarcato Latino di Gerusalemme; Foto: Vatican News)